[owncloud] Installare ownCloud su Ubuntu Server 20.04.1, configurazione VirtualHost, certificato HTTPS e disco dati con LVM

Vediamo come installare ownCloud su un Ubuntu Server 20.04.1. In aggiunta configureremo anche un VirtualHost con un certificato autofirmato, aggiungendo infine un disco in LVM che ospiti i dati di ownCloud.

1. Configurazione server LAMP

Anzitutto configuriamo il server LAMP installando Apache, MariaDB e il PHP 7.4.

Eseguiamo il seguente comando:

A questo punto configuriamo il database eseguendo:

ATTENZIONE! Se si esegue il commando senza sudo verrà chiesta la password dell’utente root e non ci sarà modo di cambiarla, generando l’errore: ERROR 1698 (28000): Access denied for user 'root'@'localhost'

Digitare in sequenza, per le singole domande:

Change the root password? [Y/n] Y

Remove anonymous users? [Y/n] Y

Disallow root login remotely? [Y/n] Y

Remove test database and access to it? [Y/n] Y

Reload privilege tables now? [Y/n] Y

Una volta completata la configurazione di MariaDB il server LAMP e pronto è possiamo procedere con le specifiche configurazioni.

2. Creiamo il certificato di crittografia

Se non lo abbiamo già fatto installiamo openssl. Questo ci servirà per creare un certificato autofirmato, nel caso in cui si disponga già del certificato si può passare al punto successivo.

Creiamo la chiave privata e il certificato:

Nel caso specifico stiamo dicendo ad openssl:

  • req sottocomando col quale specifichiamo che vogliamo usare l’X.509 CSR (certificate signing request), un’infrastruttura standard per le chiavi pubbliche utilizzata tipicamente con SSL e TSL
  • nodes indica ad OpenSSL di non cifrare il certificato con una password, dal momento che verrà utilizzato su Apache che deve potervi accedere liberamente
  • days specifica la durata di validità del certificato, nel nostro caso 365 giorni
  • newkey specifica il tipo di chiave privata (RSA 2048) che si vuole generare e il fatto che la si voglia generare assieme al certificato
  • keyout indica la posizione dove creare la chiave
  • out indica la posizione dove creare il certificato

Rispondiamo ai quesiti posti da OpenSSL per la configurazione del certificato. Nel mio caso procederò così:

Country Name (2 letter code) [AU]:IT
State or Province Name (full name) [Some-State]:Firenze
Locality Name (eg, city) []:Firenze
Organization Name (eg, company) [Internet Widgits Pty Ltd]:Torregatti Spa
Organizational Unit Name (eg, section) []:Servizi Cloud
Common Name (e.g. server FQDN or YOUR name) []:cloud.local
Email Address []:scrivi@petarkaran.it

I valori sono per lo più arbitrari, l’unica cosa importante è il Common Name, che può essere l’indirizzo IP del server, oppure il dominio a cui sarà associato il certificato.

Configuriamo Apache affinché utilizzi correttamente i certificati SSL:

Nel file digitiamo:

Affinché la configurazione funzioni dobbiamo attivare il modulo SSL e il modulo Headers in Apache.

A questo punto attiviamo la configurazione digitando:

Affinché la configurazione sia corretta bisogna riavviare Apache, anche se non è necessario farlo adesso, lo possiamo fare anche dopo.

3. Configuriamo il VirtualHost

A questo punto configuriamo il nostro VirtualHost, immaginiamo che il nostro ownCloud debba trovarsi all’indirizzo cloud.local. (nel caso specifico da http://cloud.local e https://cloud.local)

Creiamo anzitutto due cartelle in /var/www, una per i file, una per i dati ed una per i log, entrambe sottocartelle di cloud.local, nella maniera seguente.

Grazie all’argomento -p creiamo l’intero percorso anche se non esiste.

A questo punto procediamo con la creazione del file del VirtualHost vero e proprio.

Nel file inseriamo le seguenti istruzioni.

In questo modo forziamo il redirect sul HTTPS e abilitiamo il certificato creato in precedenza.

A questo punto riavviamo apache:

4. Creazione partizione per i dati con LVM

Aggiungiamo al nostro server un disco aggiuntivo a creiamo un nuovo disco logico con LVM. Per ulteriori approfondimenti sulla procedura rimando all’articolo LVM, gestore logico dei volumi su Ubuntu [per pinguini alle prime armi]

Anzitutto vediamo i dischi dei quali disponiamo con:

Nel mio caso (sto utilizzando VirtualBox per l’esempio con 2 dischi da 10GB ciascuno):

Il disco che utilizzerò è /dev/sdb. Procediamo quindi a preparare il disco:

Su fdisk digitiamo in ordine:

  1. n per creare una nuova partizione
  2. p per una partizione primaria
  3. 1 numero di partizione
  4. INVIO per confermare il primo settore di default 2048
  5. INVIO per confermare l’ultimo settore
  6. t per modificare la partizione
  7. 8e per impostare Linux LVM
  8. w per scrivere e salvare il tutto

Utilizzando sudo fdisk -l dovremmo vedere qualcosa di simile:

Creiamo un volume fisico digitando:

Creiamo un gruppo di volumi chiamato dati-cloud digitando:

Creiamo sopra il volume logico dati:

Formattiamo il volume in ext4.

A questo punto montiamo il nuovo volume logico sulla cartella /var/www/cloud.local/dati

Siccome vogliamo che il disco sia montato in modo permanente, modifichiamo /etc/fstab.

In fondo al file aggiungiamo la seguente riga:

In questo modo al riavvio del server il volume logico verrà caricato automaticamente.

5. Creiamo un database per ownCloud

ownCloud necessita di un database per funzionare, pertanto creiamone uno nuovo all’interno di MariaDB.

Entriamo in MariaDB/MySQL:

Una volta dentro creiamo un nuovo database chiamato cloud_db:

Creiamo anche un utente per il database appena creato, che potrà accedere esclusivamente da locale (agli scopi dell’esercizio metterò una password banale):

6. Installazione ownCloud

Scarichiamo ownCloud nella cartella httpdocs. Da qui possiamo scegliere da dove scaricarlo.

Se non abbiamo installato unzip facciamolo:

A questo punto estraiamo il file zip.

Spostiamo i file dalla cartella owncloud creata dall’unzip, nella radice del virtualhost.

In questo modo rimuoviamo anche la cartella aggiuntiva ed il file zip.

Assegniamo adesso l’utente apache a tutta la cartella ed i file creati.

Infine abilitiamo la configurazione e riavviamo apache:

Se tutto è andato bene potremo aprire ownCloud all’indirizzo https://cloud.local/

Inseriamo i parametri nella maniera seguente (utilizzando quelli creati):

  1. Scegliamo un utente ed una password
  2. Per la cartella dati impostiamo la cartella creata all’inizio
  3. Inseriamo i dati del database configurati in precedenza:

Una volta fatto tutto possiamo premere su TERMINA CONFIGURAZIONE.

Se tutto è andato bene vedremo una schermata come la seguente:

Fatto tutto questo possiamo accedere al sistema. Spostandoci su Impostazioni > Generali, potremmo notare delle notifiche come le seguenti:

Apportiamo quindi ancora un paio di modifiche per aggiustare il tutto correttamente.

Anzitutto configuriamo correttamente il crontab affinché esegua gli script di ownCloud.

Digitiamo:

Se è la prima volta che lo apriamo ci chiederà quale editor preferiamo utilizzare, io scelgo 1 per nano.

Aggiungiamo la seguente riga:

Salviamo con CTRL+O e usciamo.

Nelle suddette impostazioni di ownCloud selezioniamo come meccanismo di aggiornamento Cron.

Spostiamoci nella nostra cartella di installazione con:

Eseguiamo i seguenti comandi:

L’utilizzo di sudo -u www-data è necessario perché l’esecuzione deve essere effettuata da Apache. Eseguendolo senza sudo lo faremmo usando il nostro utente, con sudo come root. In entrambi i casi non andrebbe bene.

Per risolvere l’avviso di HTTP "Strict-Transport-Security" dobbiamo aggiungere a <VirtualHost *:443> le seguenti tre righe:

Il file definitivo del virtualhost sarà come il seguente:

Riavviamo ancora una volta apache.

A questo punto è tutto pronto e possiamo cominciare ad usare ownCloud.

Vedi articolo

Configurare VirtualHost su Apache, database MySQL e accesso FTP per un utente con BASH

L’esercizio in bash che propongo stavolta consiste nell’automatizzare la configurazione di un hosting sul nostro server Apache, ovvero la configurazione del VirtualHost, di un nuovo utente e database MySQL e di un accesso FTP.

L’obiettivo è quello di arrivare ad avere uno script utilizzabile nel modo seguente:

I parametri che vogliamo passare al nostro script sono:

  • -u: il nome dell’utente che vogliamo creare
  • -d: il nome del dominio che vogliamo registrare come VirtualHost di Apache
  • –dbadmin: il nome utente dell’amministratore del database, quello in grado di creare altri utenti all’interno del MySQL
  • –dbpass: la password del suddetto utente del database MySQL

Questo ci darà occasione per esplorare diverse caratteristiche di bash.

Anzitutto vogliamo acquisire ed elaborare i vari parametri passati al nostro script. Finora abbiamo visto che i parametri possono essere letti usando $# per contare il numero di argomenti, $0 per visualizzare il nome dello script, $1 per prendere il primo parametro, $2 per prendere il secondo e via discorrendo.

Adesso vogliamo prendere un numero indefinito di argomenti e parametrizzarli, vediamo come fare:

Usiamo quindi un ciclo while che continuerà ad andare avanti finché il numero di parametri passati allo script non sarà 0. Quindi acquisiamo il primo parametro $1 e lo passiamo ad una variabile chiamata parametro. Utilizziamo adesso un interruttore (case…esac) per cui in base al valore di parametro si attiveranno diverse opzioni.

Ciascuna opzione è scritta nella forma

Qui al posto di valore può essere un singolo valore oppure un gruppo diviso da |, nella maniera di valore1|valore2. Al posto dei puntini ci va del codice a piacere che vogliamo attivare in base alla variabile. Il principio, concettualmente, è identico a quello della realizzazione del programma in bash con menu.

Il comando shift, in bash, rimuove gli argomenti passati ad uno script a partire dall’inizio della lista, cioè dal primo argomento. Questo significa che ad ogni ciclo del while non prenderemo il primo argomento, lo controlleremo e poi lo rimuoveremo dall’elenco. Quando si digita due volte shift, si estraggono due parametri.

Viene da se che se l’argomento $1 è, per esempio, uguale a “-d“, allora l’argomento $2 dovrà contenere il nome del dominio e quindi una volta letti li rimuoveremo entrambi.

Se invece l’argomento $1 fosse uguale a “-h” oppure a “–help“, allora visualizzeremmo, senza ulteriori opzioni, una guida allo script. In questo caso dovremmo rimuovere un solo argomento.

Fatto questo cominciamo ad elaborare i parametri acquisiti. Anzitutto controlliamo se sia stato passato un nome utente del database:

Se non c’è un nome utente del database chiamiamo una funzione che stampi l’errore:

In questo caso vogliamo usare, visto che possiamo, anche dei colori, e quindi colorare di rosso la parola “ERRORE!”. Per farlo facciamo riferimento all’ANSI escape code.

Quindi possiamo usare le seguenti combinazioni:

Questo significa che se nella string “ERRORE! C’è un errore” fosse scritto “\033[0;31mERRORE!\033[0m C’è un errore” la stringa verrebbe colorata tutta di rosso, fino al nuovo colore che è, in questo caso, quello nullo predefinito. Ovvero così:

Per comodità vogliamo parametrizzare alcuni colori inserendo, in cima allo script il seguente codice:

La variabile NC starebbe per No Color, ovviamente i nomi sono a piacere.

Fatto questo controlliamo se sia stata passata anche la password, se non è stato fatto la richiediamo:

Potremmo aggiungere altri controlli (per esempio sul nome del dominio, ecc.) ma per ora tralasciamo ed andiamo a creare la cartella del vhost sotto a /var/www.

Utilizziamo 2>/dev/null per reindirizzare l’output di un eventuale errore e non mostrarlo a schermo, mentre il connettore || vuol dire che, dati due comandi A e B per cui A || B, se A non va a buon fine, allora esegui B.

Fatto questo creiamo subito l’utente FTP dedicato e la relativa password. In questo esempio do per scontato che abbiamo installato ProFTPd e che sia già stato configurato correttamente sul nostro server:

Con il primo comando creiamo una password casuale di 12 caratteri.

Creiamo poi un utente chiamato come da argomento e assegniamo, alla cartella creata in precedenza, come proprietario l’utente appena creato e come gruppo www-data (ricordiamoci che sulla cartella deve poter interagire anche Apache). Fatta questa modifica con il comando usermod -d assegniamo la cartella alla home dell’utente. Questo viene fatto per motivi di sicurezza, per cui l’utente che accede al FTP acceda direttamente alla sua “home“, corrispondente anche allo spazio web.

Dopodiché impostiamo la password appena creata come password del nostro utente, ed infine stampiamola a video.

Faccio notare che perché –shell /bin/false non dia problemi, così come la questione della home, è necessario che nel file di configurazione di ProFTPd (/etc/proftpd/proftpd.conf) siano presenti i seguenti parametri così configurati (tipicamente va tolto il cancelletto):

Fatto questo scriviamo il nostro file del VirtualHost:

In questo caso vogliamo creare un file del tipo nomedominio.conf dentro a /etc/apache2/sites-available/, già che ci siamo sostituiamo il . con un _, in modo tale che nomedominio.com diventi nomedominio_com e il nome del file nomedominio_com.conf. Con l’istruzione EOF possiamo scrivere direttamente dentro il file il testo contenuto in mezzo.

Fatto questo ricarichiamo Apache:

Adesso ci manca solamente il database:

Anche in questo caso abbiamo creato una password che assoceremo ad un utente chiamato come il database medesimo e che ha accesso solamente dal server locale.

Infine, per testare il tutto (questo certo non sarebbe uno standard opportuno per un vero hosting) creiamo un file index.php nel VirtualHost appena configurato e inseriamo dentro i seguenti parametri:

Se tutto è andato bene collegandoci al dominio del hosting appena registrato dovremmo veder scritto Nome_Dominio under construction e nessun avviso di Errore database.

Aggiungo anche un’ultima funzione utile per ripristinare il tutto quando si usa il parametro –fix, cancellando quindi il vhost e le relative cartelle:

Il codice completo, riorganizzando quanto detto prima, è questo:

Il codice è stato scritto e testato su Ubuntu Server 16.04, con sopra installati Apache, MySQL, PHP, OpenSSL e ProFTPd.

Vedi articolo